Proposte
-> Il verde urbano
Giardini
pensili
I
giardini pensili hanno origini
antiche: la loro costruzione a Babilonia è attribuita
a Nabucodonosor, attorno al 590 a.C. In tempi più recenti, la pratica
delle coperture a verde si va diffondendo come mezzo per migliorare
l'isolamento termico e limitare i carichi termici, soprattutto estivi,
per gli ultimi piani, per contribuire alla conversione della CO2,
al filtraggio delle polveri sottili ed alla ritenzione idrica,
e più in generale come strumento per migliorare la vivibilità
dell'ambiente urbano e la qualità architettonica delle città.
La maggiore diffusione delle coperture a verde si riscontra all'estero:
il solo database del sito Greenroof.com
cita al momento quasi mille progetti, per una superficie coperta di circa
due milioni di metri quadri, ma anche i comuni italiani iniziano ad attivarsi
in questa direzione. La
realizzazione di spazi verdi integrati con gli edifici è esplicitamente
citata nel RUEC
del Comune di Salerno (Art.226.1) tra gli interventi di architettura
bio-ecologia da promuovere e sostenere. Incentivi
volumetrici ed economici sono stati inseriti di recente nel regolamento
edilizio di alcuni comuni italiani, come quello di Reggio Emilia. Le norme
prevedono, tra l'altro, la realizzazione di verde pensile per più del
50% della superficie di copertura.
Orti
urbani
Di
particolare interesse è il fenomeno della diffusione di orti
urbani, anche sui terrazzi. Le finalità iniziali sono state
soprattutto di tipo sociale, con il recupero di spazi per il tempo
libero e la socializzazione, in particolare per gli anziani.
I benefici energetici ed ambientali di questa pratica sono però
molteplici: oltre a tutti i benefici citati in questa pagina, legati all'uso
del verde sulle terrazze (migliore isolamento termico, riduzione della
impermeabilizzazione dei suoli, riduzione delle temperature superficiali
e miglioramento del rendimento dei pannelli fotovoltaici, assorbimento
della CO2 e delle polveri sottili), vanno considerati almeno altri due
aspetti: il minor ricorso ai fertilizzanti (derivati dal petrolio)
connesso al ricorso a metodi di agricoltura biologica e l'accorciamento
della filiera agro-alimentare connessa alla produzione, al trasporto
ed al consumo dei prodotti.
Un'ampia
sperimentazione è stata condotta dalla FAO in alcune
città egiziane. In Italia sono in corso numerosi progetti,
in particolare a Torino, dove la pratica degli orti urbani è piuttosto
diffusa da diversi decenni, alimentata dalle iniziative dei primi immigrati
meridionali alla ricerca di spazi nei quali ritrovare un legame con la
terra di origine. Un progetto pilota ("Orti di città")
è stato portato avanti negli ultimi anni da Legambiente
sul territorio del Parco Archeologico di Pontecagnano, con l'assegnazione
di 35 lotti da coltivare.
Tecnologie
e norme
Esistono
diverse modalità realizzative per impiantare il verde sui terrazzi,
che differiscono per fruibilità (superficie calpestabile o meno),
esigenze e costi di manutenzione, pesi e relativi carichi statici sulla
copertura, costi di realizzazione ed esigenze climatiche e di insolazione.
Le principali tipologie sono Estensivo, Intensivo leggero
e Intensivo. Costi ed esigenze di manutenzione crescono andando
dall'estensivo all'intensivo, come pure la fruibilità della superficie.
Il peso va dai 130-180 kg/mq per l'estensivo, ai 225-400 per l'intensivo
leggero ai 400-1500 per l'intensivo. Una descrizione più dettagliata
delle caratteristiche delle coperture a verde di tipo estensivo ed intensivo
è reperibile sul sito dell'Associazione
Italiana Verde Pensile.
Il Comune
di Bolzano, uno dei più avanzati in Italia in tema energetico-ambientale,
ha proposto un indice di riduzione dell'impatto edilizio (RIE).
Il RIE è un indice numerico di qualità ambientale applicato
al lotto edificabile con il fine di certificare la qualità dell'intervento
edilizio rispetto alla permeabilità del suolo e rispetto al verde.
E' possibile scaricare un software per la sua determinazione sul sito
del Comune di Bolzano.
Le regole
che sovraintendono il settore sono riunite nella Norma UNI 11235 (Istruzioni
per la progettazione, l'esecuzione, il controllo e la manutenzione di
coperture a verde), che può essere acquistata presso il sito
dell'UNI.
Il DPR
02/04/2009 (“Regolamento
recante attuazione dell’articolo 4, comma 1, lettere a) e b) del
decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, concernente attuazione della
direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia”)
prevede ed incentiva esplicitamente l'adozione delle coperture
a verde. Il
fatto che le coperture a verde siano inserite nel contesto del risparmio
energetico estivo dovrebbe semplificare la documentazione da
presentare per ottenere lo sgravio Irpef del 55%. Il
contributo del 55% e l’abbassamento a 500 millesimi della maggioranza
necessaria nelle assemblee condominiali produrrà certamente una
crescita del mercato del Verde Pensile. Si può prevedere infatti
che si manifesterà interesse da parte di un tipo di una committenza
sostanzialmente nuova (famiglie, condomini …), in particolare per
la trasformazione di lastrici solari.
Riduzione
della CO2
Come
è noto, in presenza di luce le piante assorbono CO2 durante il
processo di respirazione, rilasciando ossigeno (fotosintesi clorofilliana).
E' stato stimato
che un albero di grandi dimensioni può assorbire un quantitativo di CO2
dell'ordine di 22 kg per anno. Secondo altri dati, un ettaro di bosco
assorbirebbe dalle 5 alle 6 tonnellate di CO2 per anno. E' utile quindi
stimare il contributo che la presenza di vegetazione può fornire in termini
di assorbimento della CO2 emessa dai processi di combustione. Dato che,
in prima approssimazione, la combustione di un Normal metro cubo di metano
produce circa 2 kg di CO2, si deduce che per assorbire la CO2 corrispondente
al consumo totale di metano sul territorio (circa 30 milioni di Nmc per
anno, a cui corrisponderebbe la produzione di circa 60.000 t/anno di CO2)
sarebbero necessari circa 109 kmq di bosco, corrispondenti quasi al doppio
del territorio comunale (pari
a 58,96 kmq). L'obiettivo di equilibrare completamente la produzione
di CO2 soltanto attraverso una riforestazione da effettuarsi in loco non
è quindi perseguibile.
Va
però osservato come, rispetto agli obiettivi di riduzione della CO2, è
possibile prevedere di riforestare anche in luoghi diversi rispetto al
luogo di produzione della CO2, dato che l'effetto serra ha dimensioni
planetarie e non locali. Una riforestazione locale presenterebbe però
ulteriori vantaggi in termini di miglioramento del ciclo delle acque,
assorbimento del particolato atmosferico, riduzione dei carichi termici
estivi, effetto frangivento. In tale quadro, è da considerare come la
disponibilità di vegetazione in un ambito geograficamente prossimo alla
città consentirebbe anche la possibile utilizzazione delle biomasse come
combustibile. Ciò permetterebbe di limitare il ricorso ad un certo quantitativo
di combustibili fossili, migliorando il bilancio complessivo in termini
di produzione di CO2. Un ulteriore beneficio sarebbe legato al fatto che,
secondo alcuni
studi, un bosco in fase di crescita assorbe un maggiore quantitativo
di CO2 rispetto ad un bosco maturo. La scelta di localizzare la vegetazione
all'interno delle aree urbane o sulle terrazze presenta dei vantaggi anche
in termini di rischio di incendio, che sono decisamente minori rispetto
a quelli che caratterizzano una foresta localizzata al di fuori dell'abitato.
Sugli effetti degli incendi boschivi in termini di produzione di anidride
carbonica si trovano in letteratura dati contrastanti. Secondo alcune
fonti, ogni ettaro di foresta che va in fumo libera nell'aria fino a 14
tonnellate di anidride carbonica. Secondo il CFS
(Corpo Forestale dello Stato) un rogo libera tra le cinquanta e le
cento tonnellate di anidride carbonica per ettaro, a cui corrisponderebbe
un'emissione in Italia nel solo 2006 di circa 2.2 milioni di tonnellate.
Sebbene discordanti, questi dati indicano come per una foresta siano comunque
necessari diversi anni (da 3 a 20) per assorbire la quantità di
CO2 liberata da un incendio.
Riduzione
delle polveri sottili
Riveste
particolare interesse il contributo offerto dalla vegetazione per la riduzione
dell'inquinamento urbano, ed in particolare per le polveri sottili,
emesse in fase di combustione dalle caldaie e dai motori termici. Secondo
alcuni
studi, il maggiore contributo alla riduzione delle polveri sottili
è attribuibile agli alberi di alto fusto. La specifica capacità di riduzione
del particolato varia, oltre che per le dimensioni dell'albero, in funzione
della specie e della sua localizzazione all'interno della città. La massima
efficacia si avrebbe per specie sempreverdi, che mantengono la chioma
in diversi periodi dell'anno, e con piante dotate di foglie piccole, generalmente
più efficaci nella riduzione delle polveri. Inoltre l'effetto della riduzione
sarà più efficace laddove le piante si pongano come barriere alle zone
di emissione (per esempio alberatura stradale) oppure nelle adiacenze
di boschi urbani e suburbani, dove danno vita a strutture più complesse
in grado di catturare meglio le polveri trasportate dall'atmosfera. In
queste localizzazioni è
stato calcolato che la rimozione delle polveri sottili PM10 nel breve
periodo è pari al 13%.
La quantificazione
dell'effetto di riduzione delle polveri è certamente uno degli
aspetti più interessanti del fenomeno. Da uno studio condotto a Chicago
(U.S.A.) dove la copertura arborea è stimata pari all'11% di superficie,
è stato calcolato che in un anno gli alberi hanno rimosso dall'atmosfera
234 t di PM10. In questo ambiente un singolo albero di grandi dimensioni
(con un tronco di circa 75 cm di diametro) rimuoverebbe quasi un chilogrammo
di particolato sottile all'anno. Nel considerare invece tutti gli alberi,
questo valore si attesta (sempre in studi su aree urbane nordamericane)
intorno ai 60 g rimossi per albero all'anno. Studi effettuati a Chicago
hanno mostrato come una foresta di 120 acri (circa 48 ettari) possa assorbire
ogni giorno circa 2,5 kg di monossido di carbonio, 58 kg di ossido di
zolfo, 11 kg di ossidi di azoto e 78 kg di particolato. Per quanto riguarda
il particolato, se ne ricava una capacità di assorbimento pari a circa
0,58 tonnellate per ettaro per anno.
E' interessante
stimare, sulla base di questi dati, la superficie di foresta necessaria
a neutralizzare il particolato originato dal traffico automobilistico.
Mentre una valutazione puntuale delle emissioni è certamente complessa
ed incerta, una stima di massima può essere ottenuta a partire da valutazioni
ricavate dal Centro Europeo per l'Ambiente e la Salute di Roma (organismo
afferente all'Organizzazione Mondiale della Sanità) per il traffico veicolare
di Roma per l'anno 2000, in cui le emissioni totali di particolato sono
stimate in 1993 tonnellate per anno. Ipotizzando, in prima approssimazione,
che il tasso di produzione per abitante possa ritenersi costante, si ricava
per la città di Salerno una produzione di 103 tonnellate per anno,
per assorbire le quali sarebbero necessari 1,78 kmq di verde, corrispondente
a circa il 3% della superficie complessiva del Comune di Salerno,
pari a 58,96 kmq.
Integrazione
con pannelli solari
La
presenza di vegetazione sul tetto riduce sensibilmente le temperature.
Alcuni studi condotti in Canada hanno mostrato come nei mesi estivi la
superficie di terrazzi ricoperti con bitume può raggiungere i 70°C, mentre
quella dei giardini pensili non supera i 30°C. Le escursioni medie della
temperatura giornaliera si possono ridurre da
circa 45°C a circa 6°C. La riduzione delle temperature ha effetti
benefici sui carichi termici del fabbricato, ma anche sui rendimenti
di conversione dei pannelli fotovoltaici, la cui efficienza si riduce
al crescere della temperatura. Per i pannelli al silicio cristallino,
i più usati, la riduzione è dell'ordine dello 0,50
% per grado. Una riduzione della temperatura media di 20 gradi produrrebbe
quindi un aumento di rendimento del 10%, che si traduce in una
maggiore potenza elettrica.
Uno dei più
grandi impianti fotovoltaici a Berlino è stato creato su un giardino pensile
nell'UFA
Complex. I benefici dell'abbinamento del verde con il fotovoltaico
sono stati anche recentemente illustrati nell'ambito di un progetto
sviluppato ad Hong Kong.
Riutilizzo
delle acque
Altre sinergie
interessanti possono nascere anche dalla eventuale presenza di condizionatori
sulle terrazze o nell'edificio: in questo caso si può pensare di
riutilizzare le acque di condensa come acque di irrigazione,
invece di disperderle nell'ambiente o riversarle nelle condotte di scarico.
Fonti
e Link
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- G.Zoppis,
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- Gli alberi:
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http://www.dimec.unisa.it/PEC_Salerno/Documenti/RUEC_Salerno.pdf
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- David
J. Nowak and E. Gregory McPherson, United States Forests Service Northeastern
Forest Experiment Station, 1993
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Roofs - Positive Interaction Between Two Elements of Sustainable Architecture,
http://commons.bcit.ca/greenroof/publications/photovoltaic_kohler.pdf
- Associazione
Italiana Verde Pensile, http://www.aivep.org/
- Plant
Your Vegetables
On Your Rooftops - http://www.islamonline.net/English/Science/2004/09/article03.shtml
- http://www.abrampaolo.191.it
- Indice
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- Associazione
Italiana Verde Pensile, http://www.aivep.org/
- http://greenroofs.com/
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